lunedì 9 agosto 2010

COMUNICATO STAMPA

La Spagna pensa di estirpare il cancro delle rinnovabili,

ma l’oncologo Veronesi in Italia le tiene in “brodo di coltura”


Se la proposta di Miguel Sebastián, ministro spagnolo per l’Energia, verrà attuata, seicento aziende di predazione fotovoltaica sarebbero costrette a chiudere, con fallimento di quelle malandate banche che le hanno finanziate con concessione di crediti sino all’85%. In Italia, l’oncologo Umberto Veronesi indulge invece al politicamente corretto.



(Roma 6 agosto 2010) - Il Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare esulta nell’apprendere che, nella Spagna portata ad emblematico esempio dai talebani ambientalisti nostrani, il ministro per l’Industria Miguel Sebastián intende ridurre (“El recorte será de un 45% en las primas para las nuevas plantas fotovoltaicas de suelo -los llamados huertos solares-, un 25% para las instalaciones de techo de mayores dimensiones, y un 5% para las pequeñas”, scrive il quotidiano El País del 2 agosto in un articolo a firma di Santiago Carcar) del 45% i premi ai nuovi impianti al suolo, del 25% a quelli di maggiori dimensioni installati sui tetti, del solo 5% agli omologhi di ridotte dimensioni.

Questi tagli andrebbero a sommarsi ad altri già attuati (peraltro non solo in Spagna, ma anche in Germania altro Paese simbolo per i nostri oscurantisti talebani dell’Energia) che portano gli operatori spagnoli della predazione energetica a paventare l’inedia di circa 600 parassitarie aziende di settore e il fallimento di quei malandati istituti bancari che hanno creduto di sanare i loro bilanci finanziando questi sistemi succhiasoldi a carico del cittadino, utente o contribuente.

Riportiamo per la “distratta”, ma soprattutto fortemente ideologizzata stampa nazionale di regime, il collegamento ad una specifica ricerca sull’argomento effettuata con Google News Spagna:

http://news.google.it/news/story?cf=all&ned=es&cf=all&ncl=dJAnz_5CRE0NUpMCI5VzK9ozFM--M.

Per verificare basta un click.

In Italia al contrario prevale il cosiddetto politicamente corretto, una forma perniciosa di adeguarsi alle opinioni correnti per evitare polemiche alle quali ci si intende per vari motivi sottrarre. È un atteggiamento che abbiamo rimproverato anche all’oncologo Umberto Veronesi, il quale come aspirante Presidente dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare non dovrebbe ignorare quanto le rinnovabili siano una emerita “bufala”, un mero strumento di predazione in bolletta a vantaggio di chi le gestisce e delle banche “tossiche” che le finanziano, ma, probabilmente per addolcire la “pillola” allo schieramento politico di suo attuale riferimento, si è mostrato al riguardo accondiscendente in una lettera inviata a Chicco Testa in occasione della presentazione del neo costituito Forum Nucleare Italiano.

Dal candidato alla Presidenza di un così delicato organismo vorremmo inequivocabile chiarezza e non “diplomazia” politica, escludendo naturalmente nel nostro giudizio che la fiducia in tali fonti sia dovuta ad incompetenza in materia. Veronesi è uno scienziato, sia pure in campi lontani dall’ingegneria.

«Enormi sono le responsabilità della stampa nazionale di regime - lamenta l’ingegner Giorgio Prinzi, Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare ed esponente del gruppo Pubblicisti di Stampa Romana di cui è leader carismatico Gino Falleri - che opera forme di talebana censura, ignorando ogni forma di completezza e pluralismo dell’informazione, tradendo quella rivendicata libertà di stampa e di informazione sbandierata solo in chiave meramente anti Berlusconi. A parte alcune testate non correttamente definite “minori”, quelle di “prestigio” non riportano le nostre argomentate prese di posizione, mentre propalano a iosa informazione spazzatura. Vecchia di qualche giorno la notizia del recupero energetico dal rilascio dello sciacquone. Evito la fin troppo facile battuta su questo modo di fare informazione».

Infine, in un lancio Ansa delle ore 19,37 di ieri 5 agosto 2010, Ivan Malavasi, Presidente della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, scopre quello che il Cirn dice da sempre, nel passato con le ignorate denunce del suo compianto Presidente Paolo Fornaciari, oggi con le nostre altrettanto ignorate prese di posizione con le quali ci sforziamo di continuarne l’azione e l’ammaestramento.

«Bolletta elettrica più salata per le imprese italiane - scopre l’Ansa di fronte alla verità rilevata dal Presidente Cna - che hanno pagato nel 2009 prezzi superiori fino a 32 punti percentuali rispetto agli paesi europei. E per le piccole imprese il sovrapprezzo sale del 36%. Lo rileva il Centro studi della Cna che individua nel caro-energia ''uno dei principali fattori di svantaggio competitivo del nostro sistema produttivo'

Grande scoperta, se non fosse che le redazioni e molti giornalisti vengono da anni tempestati dal Cirn che pone con insistenza il problema.

Con approccio giornalistico da sciacquone, la stampa nazionale dà risalto, spacciandole per ricerca avanzata, a notizie di “reflui solidi urbani” sia pure energifori, ma ignora (a parte le ricordate eccezioni di qualche testata non correttamente definita “minore”) le inequivocabili e argomentatissime prese di posizione del Cirn che, ad esempio, aveva lo scorso 4 giugno 2010 inviato una lettera aperta, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Onorevole Giulio Tremonti, invitandolo a non cedere al “fuoco di interdizione”, con cui i Signori dell’Energia rinnovabile, il regime mediatico talebano ottusamente schierato su posizioni ritenute ecoambientaliste, esponenti di una Opposizione miope e gretta, a cui si erano irresponsabilmente affiancati esponenti della Maggioranza, alcuni persino con incarichi di Governo, lo avevano fatto segno, nel tentativo di costringerlo a fare marcia indietro e cancellare dalla manovra finanziaria l’articolo 45 che, abolendo il “profitto finanziario politico garantito” avrebbe costretto a chiudere quanti hanno speculato e purtroppo continueranno a speculare, vista la soluzione flessibile adottata per esso, grazie alle regalie predate in bolletta dalle tasche del cittadino utente, al di fuori delle regole di mercato, peraltro strumentalmente invocate per continuare ad avere ingiustificati e gratuiti profitti, in contrasto con esse e con danno platealmente evidente proprio del libero mercato. Vedasi crisi Alcoa e altre industrie energifaghe in Sardegna; il caso dello stabilimento Fiat di Termini Imerese in Sicilia.

Il costo elevato dell’energia prodotta dalle rinnovabili distrugge molti più posti sani e produttivi di quanti ne vengano fittiziamente creati, alla stregua dei lavoratori forestali della Calabria, dalla “economia che lascia tutti al verde” nostra appropriata traduzione di “green economy”.

Le rinnovabili sono un cancro da estirpare al più presto. Continuare a sostenerle, per mantenere in vita le metastasi dei fittizi posti di lavoro ha come unico effetto quello di mettere in crisi la sopravvivenza del sistema economico e produttivo sano a scapito proprio dell’occupazione sana e produttiva. La Spagna insegna, anzi dovrebbe insegnare.

Non accettiamo pertanto lamentazioni per il crescente costo dell’energia. Se si vogliono le pale, poi non si vengano anche a rompere le assonanti. Altrimenti si dica, estirpiamo le rinnovabili e rilanciamo al più presto il Nucleare.







RECAPITI CIRN

Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare

06.7049.6222 - 339.12.67.704


com-nuc.segreteria@libero.it

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