lunedì 9 agosto 2010

Paul Krugman non perde il vizio

Torna costantemente sull'argomento il nostro. E le sue preoccupazioni aumentano.


Il casus belli è sempre il solito :i sussidi all'economia. Seduto su quel trono che conferisce indubbia autorità, il PREMIO NOBEL, Paul Krugman non perde occasione per sostenere la sua campagna contro l'austerità. I dati recenti sembrerebbero rafforzare la sua posizione. In effetti, esaurito il pacchetto di stimoli da 750 miliardi di dollari varati da Obama nel febbraio 2009,il motore dell'economia USA ricomincia a picchiare in testa. E questo avviene in concomitanza con il varo delle politiche di rigore cui la UE sta costringendo gli stati membri.

L'impressione che ne traggo è che si stia rispolverando l'adagio " Quello che è bene per la FORD è bene per l'America ". Mutatis mutandis USA UBER ALLES e gli altri si arrangino.


UNA VISIONE MIOPE

Se torniamo indietro di tre anni, nell'agosto 2007, immaginare quello che è poi accaduto sarebbe stato ai più impossibile. Pensare poi, ed esternare, l'ipotesi di fallimento addirittura di qualche STATO SOVRANO avrebbe condotto in qualche clinica neuropsichiatrica.

Il virus è partito dagli USA e dai loro " ingegneri finanziari",politica e controllori conniventi o quantomeno distratti, ma è qui in EUROPA che ha provocato i più grandi sconquassi. Perchè qui in EUROPA ?

Perchè è qui che le banche avevano acquistato la "spazzatura d'ingegnaria finanziaria" creata dalle banche statunitensi, per poi rifilarla tramite i fondi comuni d'investimento alla clientela retail; perchè qui gli stati avevano le maggiori criticità in ordine ai debiti sovrani che con lo stesso vettore sono stati distribuiti al pubblico.




In termini assoluti, il salvataggio delle banche nazionali non ha fatto sconti neppure ai più virtuosi.La Germania ha i nostri stessi eurini di debito, pur se con un PIL doppio ma senza il nostro risparmio privato, ed i problemi per le sue banche non sono finiti.




Cresce il debito mondiale aggregato

Notare il debito complessivo USA. E'quasi pari al PIL, ed è unanimemente destinato a crescere nei prossimi anni.

Crescono paurosamente i miliardi di dollari in titoli a rischio presenti nei portafogli delle banche centrali




Negli Stati Uniti, a parte le perdite di posti di lavoro ed il fallimento di qualche migliaio di banche,non vedo inversioni nello stile di vita. Vanno a tutta manetta i consumi di energia, hanno ripreso a tirare le vendite di SUV e Pick-up, tutta roba da 4/6 litri di cilindrata, e la popolazione seguita a soffrire di sovrapeso.
Finiti gli incentivi, lì come alla Fiat, le vendite iniziano a rallentare. Il 2009 è stato un buon anno per i conti delle società automobilistiche e per le banche. Hanno ripreso a pompare i bonus ai managers come se nulla fosse accaduto.

Krugman vorrebbe altri incentivi, altra spesa pubblica. L'Europa vuole i conti in ordine e fieno in cascina. Krugman sostiene Obama, in aperta difficoltà dopo tante speranze, e quindi sostiene la necessità di ulteriori sussidi per giungere alle elezioni di medio termine in condizioni migliori.

In Europa di chi sia al governo non è che ce ne freghi granchè. Se ci sarà un'altro " sgrullone" non avere fieno in cascina potrebbe davvero portare ad ARMAGEDDON.


LE BANCHE CENTRALI SONO NEL MIRINO DEI MERCATI

Non è che si possa stampare moneta a gogo'. Non è che si possano lanciare banconote sulle città, come provocatoriamente sentenziò Milton Friedman.
A menochè non si coltivi l'idea nascosta di un rientro del debito pubblico con una bella dose d'inflazione fra qualche anno, così a pagare sarebbe sempre il POPOLO BUE , la disciplina di bilancio è una esigenza improcrastinabile!

Gli Stati Uniti conservano un asso nella manica: il loro debito pubblico è espresso in moneta nazionale. Se il dollaro si deprezza questo favorisce le loro esportazioni, ma il loro debito non aumenta. Ma per quanto ancora i capitali mondiali accetteranno di acquistare un debito espresso in valuta deperibile ?

06/08/2010 16:18 - Forex: debolezza dollaro porta l'euro a quota 1,33 $

Tante sono le voci contrarie all'allentamento ulteriore delle briglie, tanti guardano con sospetto tassi d'interesse pressochè negativi. Di questa situazione abbiamo esperienza. Il Giappone rimase in panne per oltre quindici anni seguendo questa strada ed oggi il suo rapporto debito/PIL è pari al 180%, pure se in presenza del primato mondiale nel risparmio privato. E i bassi tassi furono lo strumento col quale Greenspan permise che si caricasse la bolla immobiliare statunitense.

Il problema è che non tutte queste voci contrarie ad ulteriori stimoli si fregiano del PREMIO NOBEL.

Forse fosse stato un NOBEL anche NOURIEL ROUBINI i suoi gridi d'allarme sulle nefandezze finanziarie avrebbero avuto altro ascolto.

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