mercoledì 11 febbraio 2015

IL COMPARTO AGRICOLO SEMPRE PIU' PENALIZZATO


L'AGRICOLTURA GLOBALIZZATA STA SEMPRE DI PIU' ACQUISENDO SOVRANITA' A SCAPITO DELLE TIPOLOGIE DELLE COLTURE NAZIONALI

Un interessante report del Transnational Institute



Articolo di Paolo Pellicciari 


Da troppo, troppo tempo viviamo una crisi economica che attanaglia tutto il settore agricolo.
Come è da tempo che gli agricoltori manifestano uno stato di cose non più sostenibili, Gli ultimi a protestare sono stati gli allevatori produttori di latte che hanno manifestato con dignità e orgoglio professionale. Credo però, sia più produttiva una manifestazione che vede protagonisti tutti gli attori agricoli per denunciare uno stato di cose insopportabile per la mancanza di una politica agricola di competenza del Governo in un contesto globalizzato con la Grande Distribuzione Organizzata.
Centinaia di di agricoltori hanno fatto sentire la loro voce alle istituzioni delegate. Purtroppo, chi doveva sentire non ha sentito, aveva le finestre chiuse.
Dico sempre che ci sono due modi per vedere Parigi, o dal marciapiede o dalla torre Eiffel. Non dico di arrampicarsi fino alla cima, basterebbe fermarsi al primo livello e vedere che in mondo sta cambiando velocemente non consentono all'agricoltore di aggiornarsi causa i tempi della natura a cui è obbligato. Oggi le dinamiche economiche stanno subendo una metamorfosi incontrollata che sta sicuramente mettendo in difficoltà anche i Governi che perdono gradatamente sovranità decisionale seguendo il trattato di Maastricht.
Non ci vuole la "palla di cristallo" per capire che si sta attuando una politica agricola piuttosto perversa che porterà alla massimalizzazione dei prodotti agricoli di cui non saranno noti i luoghi di provenienza. Come anticipò ENOPRESS, il 25 ottobre 2012 con un articolo dal titolo "L'EUROPA BOCCIA IL MADE IN" è di questi giorni la conferma che l'Europa ha bocciato il "MADE IN" eliminando così la nazionalità di provenienza del prodotto nella fattispecie agricolo.
Distratti dalla crisi mondiale rischiamo di non vedere che in Italia migliaia di ettari di terreno stanno passando di mano a gruppi finanziari. per produrre biomasse o investire nelle energie rinnovabili. Questo con grave danno per la tradizione agricola e la sostenibilità alimentare del nostro paese.
In un recente report pubblicato da Trasnational Istitute si scopre che in Italia oltre 700.000 piccole aziende sono scomparse nell'arco di un decennio e il 30% dei terreni fertili sono posseduti all'1% delle aziende. Nel 2011 il 0,29% delle aziende agricole ha avuto accesso al 18% dei fondi comunitari "PAC" e lo 0,001% di queste ( 150 aziende ) ha potuto ottenere circa il 6% di tutti isussidi destinati all'Italia. Una cosa simile è successa in Spagna. Nel 2009 il 75% degli incentivi sono andati al 18% degli aventi diritto. Come dimenticare il contributo per l'estirpazione di 250.000 ettari di vigneto in Europa, in concomitanza con impianti vinicoli in Cina per la stessa quantità da estirpare in Europa?
Non c'è dubbio che in questo momento il comparto agricolo, si legge nel report, è caratterizzato da una concentrazione di proprietà. Circa 22.000 fattorie da da oltre 100 ettari ciascuna possiedono 6,5 milioni di ettari circa il 29% dei terreni. Una crescita del 16% in un solo decennio. Nel 1960 le aziende da due ettari erano il 51% del totale e rappresentavano il 7,2% delle terre coltivabili.
La concentrazione di proprietà terriere in mano a pochi crea una serie di effetti collaterali. Un giorno quando gli incentivi saranno più erogati che succederà al comparto agricolo? I terreni rimarranno incolti? Può darsi! Mancherà la liquidità per ricomprarli. Nel progetto agricolo, non c'è da trascurare la pressione fiscale che ricade sui terreni agricoli. L'IMU, se la potevano risparmiare, a meno che, fa parte di un disegno finalizzato a favorire la "cessione" o la vendita dei terreni per un ipotetico progetto di monopolizzazione di tutto il comparto agricolo italiano e perché no, anche globale.
La vecchia fattoria non esiste più, a causa della "crisi", lo sanno bene gli allevatori. Dalla recessione è stata chiusa una stalla su cinque, con la perdita di 32,000 posti di lavoro, si corre il rischio dell'uscita da mercato del latte italiano.
Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia, sono di provenienza estera, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o cagliate provenienti dall'estero, in particolare dai "Paesi dell'Est" come importa circa un milione di quintali di "cagliate" soprattutto dai paesi dell'Est non essendo obbligatorio scriverlo in etichetta nessuno lo sa. Secondo al Coldiretti con il prezzo dei prodotti agricoli riconosciuti agli allevatori, che non coprono i costi di produzione, si rischia i tracollo economico nel 2015. Il resto sono enunciazioni, proposte, sventolio di bandiere gialle ma a conclusione manca progettualità legislativa con il coinvolgimento della Grande Distribuzione Organizzata, che preveda una percentuale di acquisti sul territorio dove stazionano Supermercati. Per concludere un ricordo per Bonomi, con lui, tutto questo non sarebbe successo.

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